Descrizione
L’inghiottitoio del Bussento rappresenta uno dei fenomeni carsici più affascinanti e imponenti della Campania e rappresenta sicuramente un fenomeno di particolare interesse speleologico. Le acque del Fiume Bussento, in prossimità dell’abitato di Caselle in Pittari (SA), incontrano il maestoso ingresso della grotta, incassato tra alte pareti calcaree, e vengono inghiottite completamente per poi riemerge, dopo un percorso sotterraneo di quasi 4 km in linea d’aria e un dislivello di circa 100 metri, dalla Risorgenza del Bussento, nei pressi dell’abitato di Morigerati (SA). Con queste caratteristiche il percorso sotterraneo del fiume Bussento è secondo, in Italia, solo a quello del Fiume Timavo in Istria. Prima della costruzione della diga Sabetta, posta sul corso del fiume circa 500 metri a monte dell’inghiottitoio, le acque entravano impetuose trasportando con sé detriti, tronchi d’albero e tutto ciò che strappavano durante le piene impetuose, materiale che talvolta ostruiva alcuni tratti del percorso sotterraneo, provocando l’innalzamento del livello del fiume al punto da provocare la sommersione dell’ingresso e di parte della vallata, con formazione di un vasto lago, da cui il toponimo locale di Ultimàre, ossia “come il mare”. Le prime esplorazioni sistematiche dell’Inghiottitoio del Bussento furono effettuate negli anni ’50 da parte del Circolo Speleologico Romano (CSR) e del Centro Speleologico Meridionale (CSM), con enorme impiego di uomini e mezzi, coinvolgendo comandi militari, istituti di ricerca, autorità locali e persone del posto. La prima spedizione fu effettuata nel 1950 dal CSR, sotto la guida di Carlo Franchetti, in cui fu raccolta una notevole quantità di materiale biologico; tale esplorazione, purtroppo, non superò i 300 metri di percorso per le grosse difficoltà incontrate durante la progressione (Franchetti, 1950). L’esplorazione fu ripresa con un’altra spedizione organizzata dal CSM, sotto la direzione di Pietro Parenzan, nel luglio del 1952, e con quella del CSR, sempre con Franchetti, ad agosto dello stesso anno (Franchetti, 1954). Durante tali imprese furono favorite le ricerche biologiche (Parenzan, 1953; Patrizi & Cerruti, 1954), mentre furono fatti solo lievi progressi dal lato esplorativo, a causa delle condizioni ambientali molto ostili lungo il corso del fiume, caratterizzato da numerose cascate e rapide vorticose. Una quarta spedizione fu organizzata sempre da Parenzan con il CSM nel 1956, durante la quale si raggiunse la “Sala Monaco-Spera” (Davide, 1958; Parenzan, 1956; Parenzan, 1957). Soltanto nell’autunno del 1958 il Gruppo Speleologico del CAI Napoli raggiunse il punto di massima penetrazione possibile, cioè il “Grande Sifone”. Dopo il completamento della Diga Sabetta nel 1959 il fiume impetuoso si trasformò in un modesto torrentello e la grotta è stata rivisitata dal CSR negli anni ’60 (Laureti, 1960), dal Gruppo Speleologico Valtiberino negli anni ’80 (GSV, 1986) e nuovamente dal Gruppo Speleologico del CAI Napoli nel 1983 per accertare le condizioni venutesi a creare nella grotta dopo lo sbarramento (Piciocchi, 1983). L’inghiottitoio è raggiungibile tramite un sentiero turistico che conduce nell’alveo del fiume Bussento e quindi, dopo poche decine di metri, alla grotta. L’ingresso si presenta con un portale alto circa 25 metri e largo 12, posto alla base di una parete strapiombante alta circa 100 metri, nota come “La Rupe”. Nel primo tratto la grotta si sviluppa in direzione NE, per circa 150 metri, con una larghezza che raggiunge 15 metri e con la volta alta quasi 20 metri. Il fondo è cosparso da detriti e grossi massi crollati dalla volta che creano dei gradini in prosimità dei quali, prima dello sbarramento del fiume, si formavano vere e proprie cascate, come narrano i resoconti delle passate esplorazioni. Successivamente la grotta assume orientamento grossomodo SSE, con qualche cambiamento di direzione dovuto all’intersezione con direttrici tettoniche secondarie. Continuando la penetrazione si giunge ad un brusco abbassamento della volta, che raggiunge un minimo di 1,70 metri, con il fondo completamente occupato da un laghetto: questo punto costituiva un sifone durante le massime piene del fiume e, probabilmente, rappresenta la zona di sbarramento che, nel passato, determinava l’allagamento dell’ingresso. Superato il sifone gli ambienti si riducono di dimensione, assumendo un andamento simile a quello di un canyon, con ripide pareti verticali levigate dall’erosione delle acque. Si raggiunge così una sala denominata da Franchetti “Sala del Gambero” e dopo circa un centinaio di metri la grotta inizia e restringersi, raggiungendo il minimo di 3 metri e con una larghezza media mai superiore a 7. La presenza di una piccola ansa crea la formazione di una piccola sala nota come “Sala Monaco-Spera”. A circa 450 metri dall’ingresso la grotta volta improvvisamente verso est, mantenendo questa orientazione per circa 90 metri, formando una galleria alta e stretta, con numerose piccole marmitte riempite da acqua, nota come “Galleria Franchetti”, dopo la quale la grotta curva in direzione sud e dopo circa 20 metri, si arriva all’ultima sala accessibile, la “Sala Consolini”, che presenta una volta alta circa 20 metri e il fondo occupato dal lago sifonale, dove si sono sempre arrestate le esplorazioni. In molti punti interni della grotta si notano, sulle pareti, dei gradini morfologici dall’alto dei quali si riversano, ogni tanto, dei piccoli affluenti. I fenomeni di concrezionamento calcitico sono pochi e concentrati in corrispondenza delle zone sottoposte ad intenso stillicidio dove sono presenti alcune colate stalattitiche. Molto frequenti sono, invece, i tronchi e grossi rami d’albero putrescenti, accumulati e incastrati a varie altezze nelle gallerie, a testimonianza dei precedenti livelli che ha raggiunto il fiume. Tutto ciò induce a supporre che il corso sotterraneo del Bussento rappresenta un sistema ancora in via di evoluzione, anche se l’attuale sbarramento a monte può aver interrotto e modificato il suo naturale ciclo evolutivo. Complessivamente l’Inghiottitoio del Bussento presenta uno sviluppo di circa 600 metri, con un dislivello di 25 metri ed è oggigiorno comodamente percorribile fino al sifone terminale in circa mezz’ora di cammino. Lo scarso apporto idrico, successivo alla costruzione della diga, la presenza di rifiuti e di scarichi fognari a monte dell’inghiottitoio ha provocato un generale inquinamento degli ambienti, con formazione di pozze d’acqua stagnanti e maleodoranti e accumulo di pneumatici e materiale plastico vario lungo le gallerie e nel lago terminale. Senza ombra di dubbio l’Inghiottitoio del Bussento rappresenta un sito di enorme interesse speleologico, geologico, naturalistico, idrologico ed ambientale, le cui sorti così travagliate meriterebbero di prendere a breve un corso diverso.
Integralmente da “Atlante delle Grotte della Campania” FSC
La grotta ha andamento orizzontale, si consiglia l’uso della muta o del canotto per il superamento dei laghi, la grotta potrebbe essere non accessibile per condizioni meteo sfavorevoli